Staccare il telefono prima di mettersi a letto

Iena Audiens


Drrrin…Driiiiinnn
Nero
Solo nero intorno
Driiiiiiiiiin
Ogni squillo sembrava più lungo e con pause maggiori
Oggetti indistinti
Bicchiere… a terra… Vibratore… nel secchio… telefono… preso
“Mnn…See pronto?”
“Salve mi scusi, volevo dirle che si chiama Donatella ha 26 anni e dovrebbe essere lì vicino a lei e…”
“Mi scusi un secondo… La interrompo… mi sà che forse ha sbagliato numero, non credo di avere nessuna vicina di nome Donatella”
“Ah… ok… ma…”
“Guardi mi ha svegliato arrivederci”
Come si era svegliato cosi si riaddormentò, ma lo fece maledicendo Antonio Meucci e tutta la sua discendenza.
Ricadde in un sonno che dir profondo è poco
Un sonno nero senza sogni
Pesantissimo
Dove le orbite sembravano implodere nelle cavità oculari senza alcuno scampo
Poi il silenzio dissolto pian piano da un sibilo
Non era un sibilo
Era più simile al rumore di una turbina odontoiatrica ad intermittenza
Sembrava dare un ritmo aggiuntivo al suo solenne respirare
Adesso lo riconosceva… era di nuovo il telefono
“... Si pronto”
“Non mi ha fatto finire... Dicevo che la ragazza al suo fianco si chiama Donatella, e che troveranno il suo seme nella sua bocca, quindi non vale la pena che si agiti”
“Senta… Anzi senti, non sò chi cazzo sei tu e sappi che mi hai svegliato ma nel mio letto ci sono solo io e…”

Ricordare di prendere gli anti epilettici


Allungò le mani alla cieca  sull’altro lato del letto
Dopo aver vagato sul lenzuolo abbandonato, le dita sfiorarono qualcosa di indistintamente soffice, ancora tiepido
“Ma che cazzo…”
Cercò l’interruttore a tentoni, non avendo idea di dove fosse
La lampada cadde nel secchio a far compagnia al vibratore.
E poi il lampo di luce
E poi quel piccolo dolore quotidiano delle pupille che si spalancano
Messa a fuoco rallentata, filo del telefono intrecciato tra le dita e cornetta appesa a blaterare da sola
Dalla sua bocca aperta, accanto al rivolo rinsecchito degli umori notturni, pendeva tutto lo stupore del ritrovarsi un fottuto uccello morto nel letto
Un merlo
O un corvo, una cornacchia
Non aveva mai capito un cazzo di uccelli
Neanche una reminescenza di quelle noiosissime, allora fantastiche, passeggiate col nonno e il suo rimpianto della doppietta da cacciatore
Comunque era grosso, nero e cominciava anche a puzzare
E lei dov’era?
I Furetti, gli altri Uccelli Non Identificati, e la Volpe sembrarono scrutarlo con disapprovazione dalla zona d’ombra in cima alle mensole e all’armadio
“Te la sei lasciata scappare di nuovo…”
“Fatevi i cazzi vostri, Voi” disse seccato agli animali impagliati
“Ok. Fingi di essere una persona normale. Di quelle che non sentono parlare corpicini morti, irrigiditi dalla formalina, o qualunque altro essere inanimato capiti a tiro. Tanto lo sai cosa significa questo…”
Lo sapeva
Porse lentamente la cornetta all’orecchio, un respiro lo stava ancora attendendo
“Bene, immagino stia cominciando a comprendere la situazione. Ripeto, ormai non c’è tanto da agitarsi. Sarà una questione di pochi minuti”
Gli occhi tornarono al cadavere nero al suo fianco, riappese la cornetta.
“Faresti meglio ad ascoltarla bello. Saranno qui a momenti.” disse il Corvo, o quello che era, spalancando gli occhi vitrei
“Ah, ricorda gli antiepilettici. Lo sai bene che quelle sedute di ipnosi non sono servite a un cazzo”

Ascoltare i suggerimenti dell'Ermellino

Iena Audiens


“Zitto zitto!! Apnea... dove cazzo sei apnea, dove, quando mi servi?!”
Cercando di pensare il meno possibile, cominciò a fendere l’aria con le braccia disegnando velocissime parabole orizzontali
Prima sul letto, cercando di evitare il corvo-merlo e quello che sembrava un misto di feci e sangue
Poi fiondandosi a terra facendo scorrere i polpastrelli sulla moquette bagnata
“Bagnata?Ahahaha ...Non ha senso tutto questo”
“Dove cazzo le ho messe?”
“Cretino sono nel solito posto” lo rimproverò l’Ermellino
“Fottiti sottospecie di pene albino del cazzo!!”
Si, ora ricordava. Il solito posto.
Con ferocia mista ad eccitazione scoperchiò il vano batterie dell’immenso vibratore e ne recuperò il sacchetto pieno zeppo delle magiche pillole
L’ermellino gli sorrideva.
No non gli stava sorridendo. Stava ridendo di lui.
“Grazie bislungo, a buon rendere!”
L’istante dopo i 50 grammi di lattice che aveva in mano avevano diviso a metà il corpo dello sfortunato suggeritore
“Dove cazzo sono le mie scarpe?”
A terra c’erano solo scarpe da donna... E tutte sinistre
“Ahahahahah... Svegliatemi vi prego!!”
Frugò nella tasca della sua gonna alla ricerca delle chiavi della macchina
“Gonna? Che cazzo indosso a fare una gonna? Velluto rosso?”
In strada l’inconfondibile rumore di due auto che inchiodano, quasi all’unisono
Si affacciò e vide due furgoni rosa e neri dalle cui pance uscirono senza la minima grazia la bellezza di 8 uomini armati fino ai denti
“Perché? Ma che cazzo vi ho fatto?” si chiese ”Se in mezzo a voi c’è chi mi ha conciato così gli strappo le palle”
“Odio il velluto ed il rosso cazzo” urlò mettendosi le prime due scarpe sinistre che si trovava a portata di mano

Indovinare chi viene a cena




Il gigante conciato a festa cominciò a vagare per quella che sembrava una canonica e borghese casa di villeggiatura. Grottesco e claudicante.
Prendere una decisione
Nascondersi? Idea di merda. Solo a vederli si percepiva la netta intenzione di ribaltare senza ritegno anche le assi del pavimento.
Prendere una decisone
Fuga dalla finestra del bagno? Come fanno i tizi con la merda al collo nei film?
Prendere una decisione. In fretta. Prendere una cazzo di decisione, coi piedi intrappolati in due scarpe spaiate e il culo striminzito in una gonna di velluto rosso.
“Nei film non sono conciati così però cazzo”
Un po’ di dignità è dovuta anche al più sfigato dei protagonisti di un dramma.
“Troviamo questo cesso”
Ed ecco il cesso. Si riconosco a vista d’occhio le porte discrete dei cessi. Ultima porta in fondo a un candido corridoio.
Ed ecco anche i tizi del furgone, che stavano scardinando la porta con quello che sembra un Ariete Medievale.
In un attimo si chiuse a chiave la porta alle spalle. Gesto automatico. Anche nei film si sa, non serve mai a un cazzo.
Ed ecco il cesso, ed ecco la canonica finestra. Stretta da morire.
Gettò involontariamente uno sguardo allo specchio: un mostro disfatto in gonna di velluto rosso. Occhi gonfi, barba di tre giorni.
E poi, al centro del petto, un marchio a fuoco.
“MA CHE… CAZZO…”
“7…23…69…90…JF” lesse nello specchio
Poi il tonfo. La porta doveva aver ceduto all’Ariete Medievale.
In un attimo era in piedi sul cesso. Tirò per prime le Scarpe Sinistre di sotto. Poi giù, di testa senza pensarci
“Meglio una faccia rotta che nelle mani di quelli” si disse. Nel momento in cui crollò rovinosamente su quella che al primo contatto con la pelle sembrò una pietra lavica incandescente.
Era, in effetti, una pietra lavica incandescente.
“Chi è questo signore Papà?” disse una Bambina guardandolo attraverso degli enormi occhiali da sole, con la testa leggermente girata.
“La cena, Piccola. La cena” rispose il Padre “Dì alla Mamma di cominciare ad apparecchiare!”


Continuare a correre, non voltarsi



“Cazzo. ma anche il sale grosso avete messo” recuperando le scarpe finite nella salsa di mele ”Cena un cazzo! Poi ne riparliamo alla prossima riunione di condominio brutti nani di merda...”
Cercando di staccarsi i cubi di sale grosso dal fianco sinistro, ormai un misto di carne ustionata su velluto rosso, riprese a correre
Dietro di lui sentiva le urla dei ceffi affacciati dalla finestrella del bagno, che imprecavano come prigionieri della peggior prigione turca, sempre più lontane
"Seminati, ma non ancora per molto… Mi riprenderanno… Loro non hanno due scarpe sinistre"
Svoltò a sinistra verso un vicolo che gli sembrava familiare
Riprese fiato e si rimise le scarpe sporche di salsa alle mele con immenso piacere del suo piede destro
Con la schiena attaccata al muro gli occhi chiusi e la bocca aperta cerco di far rallentare i battiti cardiaci
“Equilibrio perfetto... Fortuna… Violenza ed imperfezione ... Paura…” cominciò ripetere come fosse una nenia
Perché aveva quei numeri sul petto. E perché marchiati a fuoco
Ancora un altro interrogativo e sarebbe impazzito... Lo sentiva
Il cuore aveva ripreso a battere ad una velocità normale e non più modalità topo in gabbia con mamma pitone davanti
Il fianco faceva ancora male… Qualche granello di sale doveva essere ancora rimasto nella carne viva
Cazzo se faceva male
I nani del piano terra si erano messi a cucinare stile teppanyaki nel giardino condominiale
Tutto questo non aveva senso
“Pensa, pensa, pensa, pensa, pensa cazzo...”
Sgommata… Altra sgommata… Urla concitate… Di nuovo loro… Non è possibile
“Merda ma che volete da me? Che cazzo vi ho fatto?!!” urlò riprendendo a correre
Chiuse gli occhi e nonostante le maledizioni del piede destro riprese a corre come mai in vita sua aveva fatto
D’un tratto il vuoto... Aveva chiuso gli occhi per troppo tempo?
Cominciò a cadere e riaprendo gli occhi si accorse del buio sotto di lui
Si mise a gridare, ma non ne usciva che un sibilo strozzato
Aria calda in faccia, poi il nulla. Silenzio
Aveva qualcosa in bocca… Un grosso cazzo di gomma…
Aprì gli occhi piano piano e si rese conto d’essere sul pavimento di una stanza…
Era caduto da letto ed aveva la stufetta che gli sparava aria calda dritta in viso... Le labbra sul cazzo erano ormai secche


Pernottare in alberghi fuori mano




Poi, da dietro la stufetta, due scarpe
Nere, altissime
Dentro le scarpe due piedi affusolati e candidi, fasciati delicatamente da sottilissime calze
“Ehi, tutto a posto?”
Ti sembro a posto? Avrebbe risposto se solo avesse potuto parlare
“Beh, fai come ti pare… mi sono presa la libertà di chiedere il servizio in camera. Tutto sul tuo conto s’intende. Se riesci a uscire da questo stato pietoso dillà dovrebbero essere rimasti dei croissant e delle uova strapazzate”
Si dice che da come prende uno le uova si capiscano molte cose
“Strapazzate proprio no” pensò “Mettono confusione e sono antiestetiche”
I piedi nelle scarpe nere si spostarono elegantemente in un punto fuori fuoco della stanza, affondando senza rumore nella moquette
Fece per sollevarsi e il mondo gli cadde addosso, letteralmente
Cos’aveva? La schiena rotta?!
Poi un flash di quegli stessi piedi nelle scarpe nere, affondare senza rumore
Stavolta nella pelle della sua schiena però
Un dolore simile a quello dei grani di sale grosso, svaniti nel sogno
“Io la devo smettere con quella roba” si disse, pensando che se l’era detto tante volte prima
E che non era facile smettere quella patetica trasgressione del martedì sera
Specie se la trasgressione te la serviva su un piatto d’argento una come Miss Tacchi Neri
Si rigirò su sé stesso, stendendo la schiena martoriata sulla moquette e sfilandosi il vibratore dalla bocca
Tentare di alzarsi sarebbe stato un gesto presuntuoso al momento
Il vano del vibratore era stato svuotato, anche qui
“Ma stavolta niente animaletti impagliati a rompere il cazzo”
Stavolta sapeva benissimo dov’era
Come ogni Mercoledì mattina di svegliava in una costosa suite, di quegli alberghi fuori mano, nei pressi dell’aeroporto. Manteneva una certa discrezione ed era più comodo per gli Altri
Alzò a fatica lo sguardo davanti a sé, e come prima cosa notò che il vibratore non era l’unico souvenir che aveva portato via con sé dall’incubo di quella notte

Nascondere tutto come ogni Mercoledì

Iena audiens




Il vestito di velluto rosso era piegato sulla sedia vicino al comodino
Su di esso si poteva vedere il palinsesto della tv via cavo,tutto spiegazzato e sporco di sangue
Si toccò il culo… tutto ok nulla di rotto… anche perché c’era poco da rompere
Si ficcò tre dita in bocca e le fece scorrere lungo tutte le pareti ma nulla... nessuna lacerazione
Un attimo... in bocca però sentiva l’inconfondibile sapore metallico del sangue
“Ma allora che cazzo…” e mentre ancora si interrogava sul perché di quel sapore notò come tra un dito e l’altro avesse dei profondi tagli… classici tagli da carta... i più odiosi… maledetti
Niente… non si era dato per vinto… aveva ripreso a farsi torturare la mano destra con quello stupido gioco perverso dei palinsesti
Era più forte di lui… mentre veniva succhiato voleva che gli si martoriasse la mano destra con del cartone
Il suo preferito appunto quello degli alberghi… rigido ma non troppo, plastificato quanto basta… letale al punto giusto
... e poi signori un pompino senza mani è sempre un pompino senza mani… carta o non carta
Riuscì con uno sforzo infinito a mettersi in ginocchio
“Un vibratore ed un vestito rosso rovinato” farfugliò con le mani ben piantate a terra
“Meglio della scimmia che l’altra volta voleva per forza ficcarmi la banana in culo” sorridendo tra sé e sé
Ok che ore sono… cazzo le 11... tra due ore esce Giulia di scuola…
Afferò il cellulare… “Che cazz…”  infilato in un preservativo… ben oleato… un attimo
“Ahahahahahaahahhha che troia giuro che la prossima volta che la vedo me la paga… ahahahhhah”
Sciaff. Via il preservativo… “Cazzo non mi ricordo il numero… ah si…”
Tuck tuck tu tuck tuck tuck
“Il numero da lei chiamato non è al…”
“Mavvaffanculo non si fa trovare mai quando serve…”
Perché l’ho sposata? perché c’ho fatto Giulia?”
Perché la amavi coglione
Ma perché quel sabato sera di agosto allora nella casa al mare ti sei fatto trovare in quello stato sporco di sangue con quei nani che giravano per casa intrippati come 14enni al primo tiro di Popper?

Non prendersela con lo specchio



Giulia non c’era per fortuna, ma Lei sì.
E da bravo Angelo del Focolare in un attimo aveva fatto sparire nani, macchie, lenzuola, e ogni altra traccia del vilipendio che era stato compiuto della loro dimora estiva. Senza fare una piega. Una domanda. Nulla
Forse era per questo che l’aveva sposata. Più che una moglie era una complice inconsapevole
Un tempo era diverso
Stamattina avrebbe avuto bisogno del suo Angelo. Con le sue premure. Senza le sue domande
Si trascinò faticosamente verso la doccia, ricalcando l’andatura claudicante da scarpe spaiate, pur essendo scalzo
Aprì il rubinetto e in un attimo il piatto lussuosamente piastrellato della doccia si tinse di rosa
Lavare via tutto
Per tornare il padre di famiglia, che non perde una recita
Il dirigente dal bianco colletto inamidato, sempre fresco di tintoria
Il vicino che si è felici d’incontrare in ascensore
Con un solo piccolo difettuccio. Confinabile al Martedì notte.
Confinabile almeno fino a Quella Mattina
Fino a Quel sogno, così terribilmente vivido.
Vagamente premonitore
Era abituato a veder sconfinare le sue notti di delirio negli incubi prodotti dalla sua psiche malata, alimentata da mix chimici di quello che Tacchi Neri aveva da offrire per l’occasione
“Quel marchio a fuoco… Cazzo che male… Com’era?” pensò sfregandosi la faccia in un morbido asciugamano bianco
“Com’era…?”
Poi schiuse gli occhi nella nube di vapore caldo che lo circondava
7…23…69…90…JF
Le sette cifre e le due lettere davanti ai suoi occhi, sulla superficie semi appannata della parete a specchio
In quel momento il suo delirio personale parve impossibile da confinare
Stava pervadendo la sua vita, la sua “normalità”
Il suo Mercoledì mattina
Con un gesto incontrollato fece come per cancellare con tutte e due le mani quell'immagine dallo specchio
E oltre lo strato di vetro e allumino vide i suoi occhi spaventati. Vide un uomo che aveva perso il controllo della sua vita
Continuare a fingere
Rimettere la maschera
Ignorare i segni
Rispondere al telefono che stava squillando nell’altra stanza
…oppure no?


Evitare di abbandonare i figli all'uscita di scuola



Ce li aveva addosso cazzo… ancora non si era formata la bolla d’acqua ma c’erano
Passi il vibratore size 33 cm J holmes ed il vestito rosso… ma cazzo il marchio a fuoco no. Cazzo no.
“Non me la faranno più vedere Giulia se la stronza solo solo si accorge di sti numeri”
Pero magari se me li gioco e vinco non mi caca il cazzo poi la troia
Ok, mancano due ore all’uscita della piccola da scuola, la tua futura ex moglie non sà del telefono in culo, del vibratore in bocca, del marchio a fuoco e del fatto che nei tuoi sogni te ne vai vestito da donna con due scarpe sinistre
Non sa neanche che ultimamente qualche pezzo di sogno te la porti dietro o dentro nella realtà e che la cosa si sta facendo preoccupante
In tutta fretta prese giacca palinsesto (non si sa mai) e chiavi della moto
Nello zaino buttò dentro vestito rosso, mega cazzone e le due riviste porno sui Ladyboy che gli erano servite per farselo venir duro in attesa di Miss Tacchi Neri
Attraversò la stanza a grandi falcate per testare il culo
Per controllare se perdesse vaselina o dallo stesso potessero uscire altri oggetti indesiderati
Con la destra martoriata ma libera prese un croissant e senza neanche masticare con lingua sul palato ne strappò un pezzo
Se lo palleggiò in bocca dalla camera alla porta dell’ascensore
Continuava a pensare a quei numeri… come era potuto succedere?
L’ascensore era al piano
“Scende?” gli chiese la figura che si trovava alla sua sinistra
“Si scendo... direttamente garage… Lei pianterreno?”
Il distinto uomo con cui si spartiva l’ascensore lo stava fissando
Non gli aveva risposto
Premendo la G sorrise solamente ma non rispose
“Si tappano sempre le orecchie quando scende troppo veloce l’ascensore” gli disse
Questa volta il BecchinoSicarioPrete al suo fianco non ci provò neanche a sorridere
Accenno di frenata… piccolo sussulto… arrivati
Si mise in cammino verso il settore B giallo che si trovava alla sua sinistra,quando sentì
“Non si preoccupi per Giulia… la stanno andando a prendere i miei colleghi a scuola” 

Credere negli angeli

 Iena Audiens


Si girò di scatto
Il tipo silenzioso aveva parlato e dall’interno dell’ascensore lo fissava ghignando ora
“A presto” disse premendo il bottone per risalire
“Ehi, ehi…un attimo!!” disse sbattendo i pugni sui portelloni d’acciaio che ormai lo separavano dal tipo ghignante.
Cominciò a cercare convulsamente il cellulare nell’elegante borsa di pelle
Le mani che tremano, scorrendo la rubrica fino alla L del suo Angelo
L’odore del lattice rimasto attaccato al telefono contribuiva a far contorcere ulteriormente il suo stomaco, avviluppato attorno a quel boccone di croissant
Niente campo, niente campo
Passi frenetici alla ricerca del fottuto campo
Poi finalmente, libero
“Il mio sesto senso stamattina mi ha suggerito di passare per la scuola di Giulia grazie a Dio”
“Laura?… Ma dove sei? Giu…. Giulia…è lì con te? Ma che ore sono?!”
“Ti sei forse trasferito a Londra durante la notte? E’ l’una. E sì, Giulia è seduta qui vicino a me in macchina… La lascio da mia madre prima di tornare in studio. Saluta quello smemorato di tuo padre tesoro…”
La risata di Giulia gli carezzò l’orecchio e la coscienza
Smemorato
Avrebbe potuto dire Quel Povero Rincoglionito Sodomita e Sciagurato di tuo Padre
Avrebbe potuto chiedergli Dove cazzo era e Dove cazzo aveva lasciato il cervello,limitandosi a quello che sapeva
Senza arrivare a contemplare il sequestro che aveva appena sventato
Il suo Angelo
Aveva salvato il salvabile, senza neanche farci troppo caso, come suo solito
“Mi scusi signore…”
Sussultò girandosi
Una specie di bambina, rannicchiata vicino un’elegante berlina, ce l’aveva con lui
“Non è che le è capitato di vedere un Ermellino da queste parti?”
“Un Ermellino bianco” ripeté quasi cantilenando
L’unico Ermellino che riusciva a ricordare di aver mai visto era stato abbattuto da un missile di silicone
“Ha presente quegli animaletti, lunghi… bianchi…?”
Continuò alzandosi, mantenendosi al fianco della macchina nella penombra
Non era una bambina, dalla voce poteva dirsi una donna. Ma l’aspetto era ingannevolmente infantile
“Sa, a volte può sembrare un po’aggressivo, ma in fondo è un bravo animaletto” aggiunse sorridendo amabilmente
Si avvicinò a quella giovane donna per sincerarsi su chi fosse e cosa volesse, ma lo fece senza troppa convinzione

Accettare l'idea della non unicità


Come quando rientrava ubriaco e col culo rotto in casa dei suoi e cercava di piegare il meno possibile la gomma delle scarpe per non svegliare il loro chiwawa di merda…
Non riusciva mai nell’intento… Anche perché, questo lo deve ancora capire, ad ogni salto gli si fiondava con la testa nel culo
Un passo
Poi l’altro
Piangeva... Le guance erano rigate di un colore vermiglio… Sembrava piangesse sangue
“Come si chiama il tuo ermellino?”… Non era credibile il suo interesse
Aveva al massimo 18 anni. Era scalza bagnata come fosse appena uscita da una piscina… I capezzoli turgidi e quasi neri dal freddo sembravano voler bucare quel suo vestito stile vittoriano che indossava
“Non è il mio signore… E’ suo e se non lo trovo…lei ed i suoi cari morirete tra meno di 13 ore per mano di quei signori lì”
“Quali signori?”
“Quelli che volevano rapire Giulia”
“Come sai il suo nome?”
“Lo so… So sante cose… Ma non è questo il punto… Il punto è che lei non si ricorda il nome del suo ermellino e non possiamo chiamarlo… e mancano 12 ore e 59 minuti alla vostra morte”
La testa aveva preso a pulsargli impazzita… nodo alla gola… non ci stava capendo più un cazzo… mal di pancia… stimolo di andare al bagno… si stava cacando sotto dalla tensione
“Ricapitolando… Io la mia ex moglie mia figlia moriremo in meno di 13 ore per mano di un’organizzazione di sconosciuti uomini per non so quale cazzo di motivo, a meno che non ritrovi il suo… scusi...il mio ermellino generato nel sonno di cui non so il nome e di cui non capisco il ruolo in questo cazzo di incubo”
Riprese fiato
“Io non so come dirglielo... anzi dirtelo… se lei muore io muoio con lei”
“Lei io?”
“No, lei Lei”
“Lei chi?” cazzo, adesso la furia cominciava a salire
“Lei Giulia..sua figlia..io sono tua figlia”


Lasciar guidare le minorenni

Iena Audiens



La guardava inebetito, e si sentiva anche un po’ idiota.
Ma tutto questo cominciava ad essere decisamente troppo.
“Ma se mia figlia adesso è in macchina con sua madre… e tu…tu sei decisamente più grande di lei… cioè non intendo dire che sei vecchia, ma…”
“Nel Passaggio a volte c’è qualche sfasamento… di diverso genere, sì…”
“…il Passaggio?”
“Da Lì a Qui… alcune cose possono cambiare… altre no” disse come oltrepassando la sua camicia con lo sguardo, a scrutare quel marchio sulla sua pelle
“E ti pareva che proprio Quella cazzo di cosa doveva rimanere intatta dal Passaggio” pensò tra sé e sé
La guardò, terrorizzato
Sconsolato
“Mi aiuterai?” gli venne da dire. Così, come un conato che non si riesce a frenare
La ragazza si avvicinò, tendendo una mano gelata e gocciolante per accogliere la sua
Senza dir nulla
Si guardarono per un’ istante negli occhi
Gonfi, senza sonno,lui
Inumiditi di sangue, quelli di lei.
Poi gli infilò una mano nella tasca dei pantaloni, provocandogli un sussulto che un secondo dopo lo fece rabbrividire. Con un gesto fulmineo ne estrasse le chiavi della moto.
Lo condusse verso il settore successivo del parcheggio, tenendolo per mano. Come se il figlio fosse lui
La vecchia Ducati, il giocattolino da giovane di mezza età, li aspettava docile
L’Altra Giulia salì in sella. Subito si formò una chiazza d’acqua, sotto il peso dei graziosi glutei fasciati dal vestito bagnato
Era ormai chiaro che la Ragazza sarebbe stata disposta a condurre fintanto che lui non avesse superato lo shock. D’altronde c’era di mezzo la sua stessa irreale pelle.
“Sali” ordinò mettendo in moto, senza neanche girarsi
Salì, come ordinato. Istintualmente si strinse al suo fragile e freddo corpicino, cingendole la vita con le braccia
Per un attimo pensò anche di chiederle se aveva la patente, ma poi si disse che nella lista delle cose che aveva bisogno di sapere di certo c’erano molte altre domande prioritarie
Neanche il rombo rassicurante della vecchia Ducati sembrò ridestarlo da quella trance
In un attimo era lanciato nel vento di qualche snodo autostradale, frustato sul volto dai capelli della ragazza. Stretto ad una speranza tanto esile quanto irreale.

Trattenere il respiro e fidarsi ciecamente

Iena Audiens


Il profumo era lo stesso cazzo
Sapeva di culo di neonato appena pulito… Chiuse gli occhi… Respiro profondo..
Peso morto a destra … Sinistra… Di nuovo destra… Dritto…
Si stava facendo cullare dal bolide come quando saliva sulla riproduzione della moto di “Moto GP”nella saletta sotto casa e senza metter gettoni fingeva di essere il campione di turno
Si muoveva, destra sinistra ad occhi chiusi, allo stesso modo
Anche adesso non riusciva a sentire l’aria sferzargli la faccia… Era come se stesse sognando…
Sentiva qualcosa… Non aveva fretta nel voler aprire gli occhi… Si fidava di questa ragazza…
Di sua figlia
Li continuò a tener serrati per un bel po’…
La ragazzina… Giulia, padroneggiava il mezzo con una sicurezza spiazzante…
Nessuna frenata brusca… Mai un movimento repentino…
Sembravano tutt’uno con il mezzo… Lei fusa alla moto… Lui fuso a lei in un abbraccio che sapeva di buono
La moto prese a rallentare... La dolce frenata portò il suo caldo corpo contro il bagnato di Giulia quasi a spremerlo
Un occhio… Poi l’altro… La luce faceva male...
Due secondi… sensazione di faro da stadio puntato in faccia
Cinque secondi… tonalità lampada di dentista…
Sette secondi… Finalmente contorni…
“Dove siamo?” non era quel che avrebbe voluto chiederle
“Sotto casa nostra…”
“Ah si…” non ci stava capendo un cazzo… Non era casa loro…
Non era casa sua… Lui non aveva più una casa… E questa non assomigliava per niente a quella in cui vivevano da famiglia felice…
“Giulia quale casa scusa... Io non ci sono mai stato…”

Non sottovalutare le villette a schiera



Lo guardò con un misto di compassione e dolcezza
“Certo che non ci sei mai stato, questa è casa Nostra. Nostra degli Estinti. Una sorta di quartier generale diciamo…”
Annuì fingendo di capire… Gli Estinti, ok…
Non voleva domandare nulla nella speranza che l’Altra Giulia finisse di spiegarsi per bene da sola
“A quelli ai piani alti deve essere sembrata una scelta discreta ed elegante, una bifamiliare dentro ad un residence di nuova costruzione per nascondere un manipolo di strani cloni agli occhi della gente…”
In effetti era il vuoto cosmico lì attorno
A poca distanza sorgeva un colossale centro commerciale illuminato a festa, mentre il cielo deserto cominciava a colorarsi di rosa
Con quello che sembrava ormai un gesto abituale l’Altra Giulia gli tese una mano, e lui le diede la sua
S’incamminarono verso il cancelletto del villino.
Un clone anch’esso dei suoi omologhi nel residence. Una casa clone per cloni.
L’Altra Giulia si chinò, e prese ad armeggiare attorno alla sua caviglia
Portava una piccola chiave, infilata alla cavigliera d’argento. La liberò, e aprì con questa il cancelletto.
“Vieni” disse rivolgendogli un sorriso rassicurante
La seguì, riprendendo la sua mano, lungo un vialetto costeggiato di alte siepi.
Notò delle telecamere nascoste tra le pareti di fogliame, si chiese se qualcuno potesse vederli in quel momento
Arrivarono davanti alla casa. Finestre coperte da spesse tende non permettevano d’intravedere molto dell’interno.
La porta era socchiusa, entrarono.
Tutta la fatica fatta poco prima per abituarsi alla luce del giorno andò vanificata nell’attimo in cui varcarono la soglia, in una penombra prossima al buio, costellata qui e lì di soffuse luci colorate
“Alla buon’ora” disse venendo verso di loro una voce femminile, adulta.
Poco dopo la voce si materializzò in una giunonica donna bionda di mezza età. Capelli accuratamente acconciati, labbra gonfie e rosse, mani sui fianchi a segnare una stretta vita fasciata in un abito lungo al ginocchio dal taglio anni ‘60
“E non stare sempre a lagnarti…” disse una voce sullo sfondo della stanza “In tanto lei lo ha trovato!”.
Sembrava trattarsi di un uomo, anziano forse, seduto al tavolino con un’altra figura silenziosa, accanto ad una lampada velata da un telo verde
“Perdonaci tutta questa oscurità… Ma qui nel mondo reale è tutto così nitido e accecante, la luce ci ferisce…”

Trovare un saldo appoggio in caso di sorprese

Iena Audiens






Non poteva credere ai suoi occhi… Sicuramente gli stavano tirando un tiraccio di quelli da restarci secco
Li strizzò lentamente e cercò di convincersi non fosse come invece già sospettava
Sentì le gambe cedere… Le ginocchia di gelatina…Un appoggio cazzo… Cassettiera in legno laccato… Presa
Dalla penombra gli stava venendo incontro se stesso di dieci anni più grande
Pochi passi per capire che non stava sognando… Che era tutto vero
Il suo stesso naso… Stesse orecchie… Stessi occhi solo un po’ più stanchi ma stessi occhi
L’unica impercettibile differenza stava nel tono e colore della pelle che riusciva a distinguere come diverso anche nella quasi totale oscurità del luogo
La pelle sembrava traslucida e più bianchiccia della sua
Ma sarebbe potuto essere se stesso d’inverno quindi questo dettaglio divenne l’unica cosa a cui si aggrappò per convincersi di non trovarsi di fronte ad uno specchio vivente e urlare come una femminuccia
Si girò verso l’altra Giulia... Le implorò con gli occhi qualcosa… Sembrava un “Aiutami non ci sto capendo un cazzo”
Ricevette il solito sguardo rassicurante… Ma questa volta quel suo modo di dirgli “Stai sereno, poi capirai” non lo rimise in pace col mondo che ogni secondo sembrava mutare intorno a lui
L’ansia gli stava crescendo dentro… un mal di pancia che pulsava quasi impercettibile ma costante non gli faceva desiderare altro che un bagno… Ma non era la cosa più importante da sapere dove fosse il bagno
Voleva cominciare a capire cosa perché come dove e quando
Cosa volessero da lui questi personaggi
Perché stava succedendo tutto questo a lui e non ad un ragazzo padre in Angola
Come poteva un erotomane esser loro d’aiuto
Dove si trovava la sua ex con Giulia
Quando sarebbe finito tutto questo
“Vieni” gli disse l’Io-lui ”Vieni, siediti al mio fianco”
“No non mi va di sedermi… Preferisco in piedi”
“Come preferisci”
“Preferisco” guardandolo con aria dura ma che lasciava trasparire solo paura
“Sei stato informato da Giulia su quanto tempo ci rimanga o sbaglio?”
“Si..ma non ho capito bene a cosa manchi quel tempo e che c’entri io”

Controllare la data di scadenza




“Siamo qui per aiutarti”
Si chiese come un manipolo di strambi fantasmi fotosensibili provenienti dal futuro potesse fare qualcosa per lui in quel momento
“A me invece sembra che da quando vi ho attorno tutto stia precipitando… Quel cazzo di ermellino, io… avrò fatto l’errore di sognarmelo ma di certo non è mai stato mio desiderio portarmelo nella vita reale per farne un affettuoso animaletto domestico… E che cazzo c’entra con la mia famiglia, dove cazzo è Giulia?!”
“Bene, se vuoi sbrigartela da solo quella è la porta. Conosci la strada per andartene” disse solennemente il vecchio indicando la soglia che aveva appena varcato
“Ehi… Mantieni la calma e ascoltalo, ti fidi almeno di me?” disse l’Altra Giulia accorrendo al suo fianco, guardandolo con occhi supplichevoli
Le gambe cedevano nel silenzio che avvolgeva la stanza
Poteva udire solo il suo respiro affannoso
“Siediti al mio fianco” ripeté il vecchio
Stavolta accettò, e prese mestamente posto sul divano di velluto bordeaux macchiato qui e lì da gocce di cera
Sedette guardandosi le ginocchia. Socchiuse gli occhi per ritrovarsi.
“Quel “Cazzo di Ermellino” beh… è stato una sorta di errore di sistema… e dietro di lui sono venuti fuori dall’Oltre tanti altri dettagli che sicuramente avrai notato… oggetti… persone…” disse il Vecchio guardando l’Altra Giulia e la donna, che li osservava appoggiata con le spalle a una libreria.
“Siamo repliche poco precise di tutto ciò che tu hai sognato… Quegli uomini… dovresti sapere già chi sono e cosa vogliono…” aggiunse questa.
In un attimo capì da dove derivasse il senso di familiarità trasmessole da quella donna, appena aperta la porta
Non avrebbe saputo identificarla con un sogno preciso, una figura della sua misera storia personale, ma era convinto di averla già vista mille e mille volte. Ora sapeva dove.
“Credo di sì… in realtà so solo che vogliono farmi il culo senza nessun motivo, ma credo sia una cosa frequente dalle vostre parti non avere un senso…E ora che si fa?”
“Ora dobbiamo ritrovare l’Ermellino. Noi siamo qui per questo… il tempo scorre anche per noi.”
“Cosa succederà tra…”
“…Undici ore e ventiquattro minuti” disse la donna
“E il nostro tempo di scadenza qui. Dopodiché dobbiamo tornare all’Oltre. Nel tuo caso specifico il rischio è che nel frattempo loro possano farle del male, o peggio…”
“Peggio?” non riusciva a immaginare cosa potesse esserci di peggio. La sua immaginazione non era mai stata così limitata come in questo momento.
“Potrebbero portarla con loro” disse l’Altra Giulia accucciata affianco al divano, poggiando le mani sulle sue ginocchia.
“Mi chiedo come ritrovare un cazzo di ermellino possa sistemare questo disastro…” disse pensando al fatto che il disastro era stata la sua testa malata a crearlo.

Evitare di sporcarsi

Iena Audiens

“Fidati lo farà… Come ben saprai in araldica l’ermellino è considerato simbolo di purezza e…”
“Senti io non so un cazzo di ara…”
“…E dicevo” fingendo apparente calma ma stizzito dalla poca collaborazione “ciò è dovuto al fatto che si narra che per catturarlo i cacciatori facessero un cerchio di fango o di sterco intorno all’ingresso della tana ed una volta che l’ermellino fosse uscito allo scoperto, chiudessero tale ingresso e l’animale pur di evitare di sporcarsi si lasciasse catturare”
Furbo…
“Quindi mi state dicendo che dobbiamo trovare della bella merda fresca fumante per intrappolare il nostro caro ermellino?”
“A volte ti dimentichi che si possono omettere “cazzi” e “merde”... ma si... il senso è quello”
“Ok miei cari perbenisti benpensanti… e loro chi cazzo sarebbero e dove la porterebbero?”
“Ma proprio non riesci ad arrivarci?” incalzò dalla penombra la donna dall’aspetto familiare
Chiuse gli occhi e fece scorrere visi odori gesti
Flash
No era troppo bassa non è lei
Flash Flash
Rossa ma lei non e’ rossa
Buio
“Niki perché dovrei arrivarci senza che me lo dica qualcuno che ha gia fatto questo processo più volte” c’era arrivato finalmente
“Mi sorprendi…”
“Per il Niki o per il dimmelo che non ci arrivo oppure lo voglio sentir dire da te?”
“Per tutt’e due ma ero ironica”con fare duro ora
L’attenzione delle figure che sembravano come disegnate in pastello ormai era rivolta tutta verso il centro della sala
“Ti prego… Non ricordo chi cazzo siano… In quale sogno li ho prodotti…”
“Erano nel mio stesso… potessi te lo direi ma non mi compete… devi ricordare tu per dare inizio alla nostra conoscenza… alla reminescenza… il tempo passa… ”
La voglia di urlare vomitare piangere e morire stava prendendo il sopravvento
Sentiva che stava per fare tutto questo..

Non maltrattare le centraliniste



“Buona sera signori… mi cercavate?”
Un vento ghiacciato gelò i presenti
“A quanto pare abbiamo compagnia… mi chiedo se lo spazio vitale di questa villetta non cominci ad essere insufficiente per tutti…” disse Niki, sbuffando evidentemente stizzita dal nuovo arrivo.
“Suvvia Niki, ti sto forse rubando la scena? Dovresti cominciare a convivere con l’idea di non poter essere sempre sotto i riflettori… anche le prime donne risentono dell’età prima o poi…” ribatté la donna in piedi sulla soglia, contornata dalla luce esterna, di cui era ancora impossibile distinguerne le fattezze.
Flash
Niki su un palco, avvolta in improbabili vestiti anni ’80, sorridente e compiaciuta da molteplici sguardi a lei diretti
Un ricordo vecchio, ma vivido…
“E tu…” disse la nuova arrivata avvicinandosi “Non ti ricordi di me?”
“Una cosa per volta cazzo… di questo passo mi esploderà il cervello, ma…”
“Non dovresti aver bisogno neanche di vedermi in faccia…”
Immaginò il sorriso compiaciuto sul suo volto
“…aspetta… la telefonata? Vero?” disse ricordando improvvisamente
Il suo inconscio sembrava sopperire alle gravi carenze della sua mente turbata in modo inappuntabile
“Ma che bravo… Devo averti colpito molto”
L’infarto mattutino del suo ultimo sogno. Sì, l’aveva decisamente colpito. E qualcosa gli suggeriva che quella non era stata l’unica volta.
“Piacere di conoscerti, sono La Voce Fuori Campo. Diciamo così.”
“Prego…?”
“Beh ognuno qui ha il suo ruolo nell’Oltre no? Io sono la voce delle telefonate, la voce delle persone che rimangono fuori dal tuo campo visivo, l’Angioletto e il Diavoletto sulle tue spalle, all’occorrenza il Grillo Parlante della situazione… Diciamo che soccorro in aiuto ogni qualvolta ce ne sia bisogno, questi sono solo alcuni esempi” disse compiaciuta la Voce, avvicinandosi ancora.
Finalmente entrò nello spettro di luce proiettato debolmente dalla lampada verde
La sua figura tradiva le aspettative generate dalla voce suadente e vellutata: mai era esistita donna più anonima
Capelli corti alle spalle, senza taglio. Occhi dal colore indefinibile. Un lungo cappotto informe e degli stivaletti ai piedi, rovinati sulle punte.
La Voce prese una sedia, con un abile gesto la rigirò al contrario e si sedette a cavalcioni, perfettamente davanti a lui.
Gli allungò davanti al naso una boccetta marrone
“Che ne dici di un aiutino per ricordare meglio chi sono questi loschi figuri che andiamo cercando?”

Specificare bene prima di ordinare

Iena Audiens


“Perché della salsa di Soia dovrebbe ricordarmi di quei loschi figuri?”
“Ahahah simpatico e strafottente mi sei sempre piaciuto”
“A me hai fatto sempre cagare proprio come questa salsa di terzo rango..sai che amo la Kikkoman e basta”
“Si lo so ma non e’ soia cretino”







(...)




"Pronto?"
"Si,”The miniman rental service”buongiorno mi dica come posso esserle utile?"
"Hem niente volevo sapere …cioe’ come funziona.."
"Ecco le spiego noi offriamo l’opportunita’ di poter avere per serate eventi addii al nubilato dei nani disposti a tutto..anche snuff movie ma per quello dovra’ presentarsi di persona compilare dei pro forma etc etc non so se mi spiego.."
"Si si no a me interessava avere un paio di nani o forse anche 4 per sabato sera...e..."
"Scusi se la interrompo ma vorrei ricordarle che qualora ne volesse noleggiare 7 avrebbe lo sconto fiaba e.."
"Scusi ora la interrompo io..a me interessano dei nani non tutta la baracca disney ok? al massimo si possono far accompagnare dalla strega cattiva, ma quando ancora era bella"
"Ok ma ci sarebbe un overcharge in quel caso"
"Per favore..non ho voglia di passare il mio giovedì mattina ancora fatto di Pure con te che mi ricordi quanto non possa permettermi questo o quello..prendo il pacchetto fiaba o come cazzo si chiama..niente mele grazie"
"Perfetto ma non mi sembra il modo di rivolgersi ad una..."
"Senta ..volevo prendere uno sballo non una confidente perbenista quindi ora che ho preso il mio regalino le mando i dati della mia carta di credito con tutti i dettagli e la saluto"
Non le diedi tempo di rispondermi
Troia
Non lei io
Che troia che sono
Ok fammi togliere sta pipetta di vetro del cazzo prima che la becchi
Dio ma perché le faccio questo
Perché mi faccio questo

Non accettare droga dalle principesse


Iena Audiens


-Io non avevo chiesto nessuna fottuta Principessa
-Ma come? La direzione ha ricevuto un ordine dal suo numero per un pacchetto fiaba! Per la precisione il pacchetto "Mela stregata, la mela col buco più bello del reame"… I nani non sono noleggiabili separatamente.
-Niente da fare. Non ho intenzione di pagare qualcuno per farmi dire che genere di buco debba farmi piacere.
Tutta l'allegra combriccola disneyana sostava ancora all'ingresso.
-Beh, se la mette così...
Disse Biancaneve frugando nella sua pochette principesca.
-Potremmo offrirle qualche benefit gratuitamente...
Biancaneve sventolò trionfante una busta trasparente, quasi recitando un copione.
Una busta ricolma di delizie che avrebbero fatto gola a qualsiasi tossico sulla faccia della terra. Tradizionali polverine bianche, per gli aficionados del genere. Mucchietti di pillole colorate per gli sballati più creativi. Mattoncini di fumo, zolle intere d'erba e filamentosi funghetti rinsecchiti per gli amanti della trasgressione "verde". Qualche fialetta che avrebbe potuto tranquillamente essere scambiata per un legalissimo medicinale (e molto probabilmente lo era).
Poi quella boccetta marrone.
Il consumatore si placò per un istante, incerto sul da farsi. Come quando una piccola clausola contrattuale rende improvvisamente meno inutile e fastidiosa un'offerta non gradita. Come quando per quella bicicletta con cambio shimano, tanto simile a quella che hai sempre desiderato da bambino e mai ricevuto, compreresti l'intera batteria di pentole per la cottura a castello, la lavatrice e la parure di lenzuola.
-Cos'è esattamente quella lì? - Disse l'utilizzatore finale indicando la boccetta marrone, senza degnare di uno sguardo quell'ammasso multicolore di roba già vista.
-Oh questa... - disse Mammolo accennando un sorrisetto che voleva essere malizioso ma risultava solo inutilmente inquietante - Questa era proprio quello che avevamo in mente per lei.
-Bene... allora entrate. Ma mi pare ovvio che prima di prendere l'intero pacchetto mi riservo di gradire quella roba lì.
Voltò le spalle al manipolo e trascinò le sue ciabatte in veste da camera verso il divano di pelle chiara.
-Mi pare logico, siamo tutti qui per il suo personale godimento, aggiunse Gongolo.
Stravaccò sui cuscini sfrigolanti come scoregge sommesse e se li trovo davanti come fossero nella loro casetta di marzapane.
Biancaneve inginocchiata a mo di Geisha, davanti al tavolino su cui facevano bella mostra sopra un vassoio d'argento ogni genere di liquore e superalcolico.
Cosa desidera bere il mio Principe?
-Non sono il principe di nessuno. Sono visibilmente incapace di salvare me stesso, figuriamoci chiunque altro.. Dello scotch andrà bene.
Biancaneve diligentemente fece scivolare nel bicchiere di scotch un paio di gocce dalla boccetta marrone.
-Facciamoci un bello scotch scozzese, fingiamo di essere veri uomini...
Altre quattro o cinque gocce scivolarono quando il principe volse lo sguardo, pensoso.
-La prego, ci dica - disse Biancaneve porgendo il bicchiere con fare solenne
Tutto d'un sorso, il miscuglio mefitico grattò via un pezzo di gola. Lo guardavano pazienti in attesa dello spettacolo, mancavano solo i pop corn.
E subito dopo quell'attimo in cui ti chiedi tra quanto salirà, come sarà, se te ne accorgerai subito, la botta salì. Ma più che una botta in senso chimico-metaforico sembrava si trattasse di una vera mazzata dietro la nuca. In senso materiale.
Riaprì gli occhi, vedendo un offuscato mondo in verticale. La faccia adesa al pavimento freddo. Una posizione consueta e a lui congeniale.
I nani saltellavano per il soggiorno in preda al delirio, corredando il folle balletto con qualche picconata qua e la.
Biancaneve placidamente sdraiata sul divano si arricciava i capelli neri con un dito e con l'altra mano accostava mezza mela rossa all'orecchio.
Con la coda dell'occhio vide Brontolo caricare una porta bianca in fondo al corridoio.
-La stanza di mia figlia... no, vi prego... avevo detto niente Mele Rosse...
Mugolò incomprensibile dal suo laghetto di bava.
-...mi raccomando, fai tu un colpo di telefono a Cappuccetto Rosso e riferiscile che qui c'è bisogno di lei e dei suoi forzuti Guardiacaccia in rosa - disse Biancaneve alla mezza mela ridacchiando frivolamente.

Provare a cancellare il passato

Iena Audiens





-Nnn…nnn…nnu..gabbusceddo roffo..nnun o vojooo
Fu il massimo che riuscì a dire
-Zitto!Ora sei parte della nostra fiaba…purtroppo per te manca ancora molto alla mezzanotte…e nessuno ha intenzione di perdersi una stupida scarpetta
-Bianca..divelta la porta..ce lo leghiamo su o preferisci aspettare Cappuccio per lavorarcelo insieme?
-Aspetta nano del cazzo…lo sai che vuol dire aspetta?Non t’e’ bastato l’arresto cardiaco di quello stronzo del Tg?Il gatto con gli stivali non puo’ sempre pararci il culo!
-Ma lui..
-Ma lui un cazzo…si aspetta ho detto
-Ok Bianca…però intanto io due palpate per sentire come è fatto gliele do
-Dalle ovunque ma il culo e’ mio…la mela bianca e’ mia e se ci trovo anche solo uno dei tuoi pelacci giuro che chiamo la Zucca e ti fai da qui fino al Castello trascinato a peso morto come Ettore…con l’unica differenza che non verrai vendicato da nessun Dio
-Relax “kinky”…- disse facendo roteare dolcemente la pipetta in vetro da destra a sinistra con gli occhi fissi sulla fiammella - …relax…lo sai che non mi interessa il culo
- E ggghe dd’intereffa brondolo?Aaa bogga?Ma bboi di sbavo duddo pfff.. -
Provò a sorridere
Ma quel che voleva era solo piangere
Pisolo si stava scaccolando con l’accendi gas e mammolo gli stava pisciando sul culo
“Cielo mia moglie”
Meglio di così non riusciva proprio a parlare
Eolo aveva cominciato a slinguarsi la Strega cattiva
La mente non era lenta
Erano le parole che non riuscivano proprio ad uscire cazzo
Neanche sotto Md era così complicato
“Amore non e’ come credi”
Che cazzo c’era in quella boccetta
Che cazzo d’ore erano
E dov’erano le mie donne
“Piccola ti posso spiegare”
Perché cazzo non accontentarsi come tutti i comuni mortali
Perché no
Perché no cazzo
“Non trarre conclusioni avventate”
Il piacere del dolore e dell’umiliazione rinforza l’ego
Nei momenti bui sono quegli incubi che fan vedere il resto a colori
Le frustate sono Flash
Sorridi stronzo che sta sera sei il King
Gli sputi,acqua di sorgente
Ti ho detto apri la bocca
Le corde,degli abbracci caldissimi
Stronzo non ti muovere che fai peggio
I tacchi,dei grattini amorevoli
Se non la pianti entro dentro
“Dai amore non scherziamo..”
Il buio poi resetta tutto
Si prende tutto
Ingoia e non sputa
Riscrive ogni volta una storia nuova
Sempre vergine
Sempre sacrificale
“Giulia apri a papà”
Apri cazzo
Ti prego apri