Accettare l'idea della non unicità


Come quando rientrava ubriaco e col culo rotto in casa dei suoi e cercava di piegare il meno possibile la gomma delle scarpe per non svegliare il loro chiwawa di merda…
Non riusciva mai nell’intento… Anche perché, questo lo deve ancora capire, ad ogni salto gli si fiondava con la testa nel culo
Un passo
Poi l’altro
Piangeva... Le guance erano rigate di un colore vermiglio… Sembrava piangesse sangue
“Come si chiama il tuo ermellino?”… Non era credibile il suo interesse
Aveva al massimo 18 anni. Era scalza bagnata come fosse appena uscita da una piscina… I capezzoli turgidi e quasi neri dal freddo sembravano voler bucare quel suo vestito stile vittoriano che indossava
“Non è il mio signore… E’ suo e se non lo trovo…lei ed i suoi cari morirete tra meno di 13 ore per mano di quei signori lì”
“Quali signori?”
“Quelli che volevano rapire Giulia”
“Come sai il suo nome?”
“Lo so… So sante cose… Ma non è questo il punto… Il punto è che lei non si ricorda il nome del suo ermellino e non possiamo chiamarlo… e mancano 12 ore e 59 minuti alla vostra morte”
La testa aveva preso a pulsargli impazzita… nodo alla gola… non ci stava capendo più un cazzo… mal di pancia… stimolo di andare al bagno… si stava cacando sotto dalla tensione
“Ricapitolando… Io la mia ex moglie mia figlia moriremo in meno di 13 ore per mano di un’organizzazione di sconosciuti uomini per non so quale cazzo di motivo, a meno che non ritrovi il suo… scusi...il mio ermellino generato nel sonno di cui non so il nome e di cui non capisco il ruolo in questo cazzo di incubo”
Riprese fiato
“Io non so come dirglielo... anzi dirtelo… se lei muore io muoio con lei”
“Lei io?”
“No, lei Lei”
“Lei chi?” cazzo, adesso la furia cominciava a salire
“Lei Giulia..sua figlia..io sono tua figlia”


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