Non sottovalutare le villette a schiera



Lo guardò con un misto di compassione e dolcezza
“Certo che non ci sei mai stato, questa è casa Nostra. Nostra degli Estinti. Una sorta di quartier generale diciamo…”
Annuì fingendo di capire… Gli Estinti, ok…
Non voleva domandare nulla nella speranza che l’Altra Giulia finisse di spiegarsi per bene da sola
“A quelli ai piani alti deve essere sembrata una scelta discreta ed elegante, una bifamiliare dentro ad un residence di nuova costruzione per nascondere un manipolo di strani cloni agli occhi della gente…”
In effetti era il vuoto cosmico lì attorno
A poca distanza sorgeva un colossale centro commerciale illuminato a festa, mentre il cielo deserto cominciava a colorarsi di rosa
Con quello che sembrava ormai un gesto abituale l’Altra Giulia gli tese una mano, e lui le diede la sua
S’incamminarono verso il cancelletto del villino.
Un clone anch’esso dei suoi omologhi nel residence. Una casa clone per cloni.
L’Altra Giulia si chinò, e prese ad armeggiare attorno alla sua caviglia
Portava una piccola chiave, infilata alla cavigliera d’argento. La liberò, e aprì con questa il cancelletto.
“Vieni” disse rivolgendogli un sorriso rassicurante
La seguì, riprendendo la sua mano, lungo un vialetto costeggiato di alte siepi.
Notò delle telecamere nascoste tra le pareti di fogliame, si chiese se qualcuno potesse vederli in quel momento
Arrivarono davanti alla casa. Finestre coperte da spesse tende non permettevano d’intravedere molto dell’interno.
La porta era socchiusa, entrarono.
Tutta la fatica fatta poco prima per abituarsi alla luce del giorno andò vanificata nell’attimo in cui varcarono la soglia, in una penombra prossima al buio, costellata qui e lì di soffuse luci colorate
“Alla buon’ora” disse venendo verso di loro una voce femminile, adulta.
Poco dopo la voce si materializzò in una giunonica donna bionda di mezza età. Capelli accuratamente acconciati, labbra gonfie e rosse, mani sui fianchi a segnare una stretta vita fasciata in un abito lungo al ginocchio dal taglio anni ‘60
“E non stare sempre a lagnarti…” disse una voce sullo sfondo della stanza “In tanto lei lo ha trovato!”.
Sembrava trattarsi di un uomo, anziano forse, seduto al tavolino con un’altra figura silenziosa, accanto ad una lampada velata da un telo verde
“Perdonaci tutta questa oscurità… Ma qui nel mondo reale è tutto così nitido e accecante, la luce ci ferisce…”

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