Ricordare di prendere gli anti epilettici


Allungò le mani alla cieca  sull’altro lato del letto
Dopo aver vagato sul lenzuolo abbandonato, le dita sfiorarono qualcosa di indistintamente soffice, ancora tiepido
“Ma che cazzo…”
Cercò l’interruttore a tentoni, non avendo idea di dove fosse
La lampada cadde nel secchio a far compagnia al vibratore.
E poi il lampo di luce
E poi quel piccolo dolore quotidiano delle pupille che si spalancano
Messa a fuoco rallentata, filo del telefono intrecciato tra le dita e cornetta appesa a blaterare da sola
Dalla sua bocca aperta, accanto al rivolo rinsecchito degli umori notturni, pendeva tutto lo stupore del ritrovarsi un fottuto uccello morto nel letto
Un merlo
O un corvo, una cornacchia
Non aveva mai capito un cazzo di uccelli
Neanche una reminescenza di quelle noiosissime, allora fantastiche, passeggiate col nonno e il suo rimpianto della doppietta da cacciatore
Comunque era grosso, nero e cominciava anche a puzzare
E lei dov’era?
I Furetti, gli altri Uccelli Non Identificati, e la Volpe sembrarono scrutarlo con disapprovazione dalla zona d’ombra in cima alle mensole e all’armadio
“Te la sei lasciata scappare di nuovo…”
“Fatevi i cazzi vostri, Voi” disse seccato agli animali impagliati
“Ok. Fingi di essere una persona normale. Di quelle che non sentono parlare corpicini morti, irrigiditi dalla formalina, o qualunque altro essere inanimato capiti a tiro. Tanto lo sai cosa significa questo…”
Lo sapeva
Porse lentamente la cornetta all’orecchio, un respiro lo stava ancora attendendo
“Bene, immagino stia cominciando a comprendere la situazione. Ripeto, ormai non c’è tanto da agitarsi. Sarà una questione di pochi minuti”
Gli occhi tornarono al cadavere nero al suo fianco, riappese la cornetta.
“Faresti meglio ad ascoltarla bello. Saranno qui a momenti.” disse il Corvo, o quello che era, spalancando gli occhi vitrei
“Ah, ricorda gli antiepilettici. Lo sai bene che quelle sedute di ipnosi non sono servite a un cazzo”

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