Trattenere il respiro e fidarsi ciecamente

Iena Audiens


Il profumo era lo stesso cazzo
Sapeva di culo di neonato appena pulito… Chiuse gli occhi… Respiro profondo..
Peso morto a destra … Sinistra… Di nuovo destra… Dritto…
Si stava facendo cullare dal bolide come quando saliva sulla riproduzione della moto di “Moto GP”nella saletta sotto casa e senza metter gettoni fingeva di essere il campione di turno
Si muoveva, destra sinistra ad occhi chiusi, allo stesso modo
Anche adesso non riusciva a sentire l’aria sferzargli la faccia… Era come se stesse sognando…
Sentiva qualcosa… Non aveva fretta nel voler aprire gli occhi… Si fidava di questa ragazza…
Di sua figlia
Li continuò a tener serrati per un bel po’…
La ragazzina… Giulia, padroneggiava il mezzo con una sicurezza spiazzante…
Nessuna frenata brusca… Mai un movimento repentino…
Sembravano tutt’uno con il mezzo… Lei fusa alla moto… Lui fuso a lei in un abbraccio che sapeva di buono
La moto prese a rallentare... La dolce frenata portò il suo caldo corpo contro il bagnato di Giulia quasi a spremerlo
Un occhio… Poi l’altro… La luce faceva male...
Due secondi… sensazione di faro da stadio puntato in faccia
Cinque secondi… tonalità lampada di dentista…
Sette secondi… Finalmente contorni…
“Dove siamo?” non era quel che avrebbe voluto chiederle
“Sotto casa nostra…”
“Ah si…” non ci stava capendo un cazzo… Non era casa loro…
Non era casa sua… Lui non aveva più una casa… E questa non assomigliava per niente a quella in cui vivevano da famiglia felice…
“Giulia quale casa scusa... Io non ci sono mai stato…”

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